2 – Quando la sapienza rende capaci di ascolto: “gettate a destra”
“Gettate la rete dalla parte destra della barca” (Gv 21,6)
Prego? Nessuno aveva mai detto loro una cosa simile. Da sempre lanciavano la rete a sinistra. I loro padri e i padri dei loro padri glielo avevano insegnato. La barche erano costruite per questo fine. Non spettava a uno sconosciuto dire cosa bisognava fare!
Dicendo: “Gettate a destra”, voleva dire: “Fate le stesse cose, ma diversamente”. Allo spuntare dell’alba, ancora una volta ha messo sottosopra tutto quello che credevano di sapere. E’ la sua sapienza: fare la stessa cosa, ma diversamente.
Quando le nostre reti sono vuote, nelle nostre vite personali, nelle nostre società e nella chiesa, forse ci sarebbe della luce da ricevere ascoltando con fiducia l’invito dello sconosciuto del lago. Non si può cambiare ciò che non va rifacendo le stesse cose di prima.
“I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”, diceva Albert Einstein
Quando il malessere si radica profondamente in noi, non possiamo non interrogarci sui nostri modi di vivere, le nostre scelte, le nostre convinzioni. La sapienza ci invita a disfarci delle nostre squallide abitudini e dei nostri tran tran mortiferi. E’ il momento di gettare le reti dall’altra parte, di cambiare punto di vista per cambiare lo sguardo sulla vita. Il suo Spirito ci invita a questo.
Il sole si era levato sulle rive del lago. Era l’alba, egli era lì sulla riva.
Nessuno ancora sapeva che fosse lui. Spesso è così che sceglie di apparire. Ricordiamoci dei pellegrini di Emmaus, ricordiamoci di Maria Maddalena …
Per riconoscere la presenza del Signore nella nostra storia, c’è una distanza da percorrere, una lunga strada da fare. Ciò richiede una disposizione interiore, un ascolto fine e attento che solo lo Spirito di sapienza può ravvivare in noi. E’ la bruciatura dello Spirito: “Gesù, che mi hai bruciato il cuore al crocevia delle Scritture, non permettere che la loro ferita in me si chiuda”, cantava Didier Rimaud …
Lo svelamento della presenza del Signore nelle nostre vite suppone, da parte nostra, un’attesa, un desiderio. Stare lì, sulla barca fragile dell’esistenza. Non si potrà riconoscere la sua presenza senza un clima di silenzio, un’attenzione interiore dell’essere … il baccano del nostro ego rischia davvero di coprire la sua voce e quella degli altri. Il silenzio interiore è necessario per lasciarsi stupire e condurre più lontano. Nel silenzio della notte una brezza leggera ha attraversato l’attesa dei discepoli. Il grido lontano di Gesù iniziava a lacerare il loro orizzonte. Nel tono della sua voce, non hanno percepito alcun rimprovero o beffa. Si sarebbe detto che veniva semplicemente a prenderli per mano, senza violenza. E’ veramente il Signore dell’alleanza.
Lo Spirito di sapienza del Signore ci porta ad adottare il suo punto di vista e a non prestare più il fianco alle voci disfattiste che pure non mancano!
Non si può fare nulla di grande nelle nostre vite senza passare dall’esperienza di una rete vuota e di una fiducia in lui che sta là, sulla riva della nostra vita.
Il suo Spirito di sapienza ci insegna a renderci conto che le nostre reti vuote non sono una maledizione ma una grazia da accogliere. Si potrebbe dire: una benedizione. La rete vuota suscita la nostra fedeltà. Uno dei sette doni dello Spirito è questa capacità che il Signore dà di restare in ascolto, aperti e disponibili a quanto lui vuole dirci e farci fare … lui potrebbe passare.
Lo Spirito di sapienza risveglia sempre l’intelligenza del cuore. […] Si può passare tutto il tempo in una chiesa, collezionare ore di preghiera, dimenticando, alla fine, che lo scopo di tutto questo è diventare qualcuno che assomiglia al Signore e non una pianta verdeggiante in un giardino di inverno religioso! Non è raro che si preghi senza ascoltare. Se non sappiamo capire i bisogni degli altri altrettanto bene delle parole degli inni che cantiamo, la nostra preghiera diventa illusione. Essa può farci credere che siamo persone perbene, ma non ci renderà migliori. Per uscire da questo si può chiedere, senza alcuna moderazione, allo Spirito di sapienza di insegnarci a obbedire a quella Parola che viene detta nel quotidiano.
La sapienza ci fa rinascere sempre.
Madeleine Delbrel aveva capito che la fede non è svincolata dalla realtà e che il Signore ci raggiunge attraverso molteplici voci. “Suonano? Scriveva – Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci”.
Lo Spirito ci fa capire che Dio ci parla attraverso le nostre vite. La sapienza ci invita a stare all’incrocio tra il vangelo, la vita degli altri, la chiesa e noi stessi. Non rimanere all’ascolto di queste quattro realtà significa condannarsi a non crescere. Così le nostre reti rischiano di restare vuote per sempre …
Lo Spirito di sapienza ci insegna a contemplare la vita. E a fare la cernita. Tutto ciò che ci accade passa al setaccio dell’essenziale. Allora capiamo ciò che è meglio per noi e a volte è qualcosa di totalmente opposto a quanto pensavamo … La loro rete si è riempita. Allora è “grazia su grazia”. Una profusione. A tal punto che non riescono a tirarla su, ci racconta il vangelo: è un’esagerazione, ma così ricca di senso!
Mi piace pensare che questo piccolo, semplice cammino di rilettura potrebbe ritrovare un nuovo soffio: troppo in fretta si era pensato che appartenesse al passato. In una chiesa che si dice sinodale e che di questi tempi deve fare scelte radicali, nelle nostre vite spesso movimentate, in un mondo che cerca il suo “av-venire”, lo Spirito di sapienza si offre.
Fedele alla follia di Dio che, da sempre, disfa le cornici e le istituzioni che troppo spesso ci tengono incollati alle abitudini, condizionando i nostri modi di pensare e di agire, lo Spirito di sapienza libera la creatività, l’audacia, la voglia di andare più lontano. Allora, forse, la nostra pesca sarà buona.