Viviamo di una vita ricevuta
Iniziamo un nuovo anno pastorale lasciandoci guidare da alcune parole del nostro arcivescovo Mario:
«Intendo suggerire delle attenzioni doverose e costanti che devono qualificare le proposte della comunità cristiana. Richiamo tutti alla vigilanza, alla lucidità, alla fortezza per evitare di essere reticenti, intimoriti o arroganti in un contesto caratterizzato da opinioni diffuse che confondono il pensiero, le parole, e proposte in ambito educativo e pastorale.
Il punto di partenza irrinunciabile è la professione di fede che riconosce la vita come dono di Dio.
I cristiani non vogliono e non possono giudicare nessuno, sperimentano però che vivendo secondo lo spirito di Dio e l’insegnamento della Chiesa ricevono pienezza di vita, hanno buone ragioni per avere stima di sé e degli altri, affrontano anche le prove animati da invincibile speranza. Non ritengono di essere migliori di nessuno. Sentono però la responsabilità di essere originali e di avere una parola da dire a chi vuole ascoltare un invito alla gioia.
[…]
Desidero mettere in evidenza il principio fondamentale del vivere e il punto di partenza per le scelte alle quali la responsabilità di ciascuno non può sottrarsi. E il principio fondamentale è che Gesù è risorto, è vivo, è presente nella parola
che viene proclamata e nella celebrazione che raduna il popolo Santo di Dio. Gesù è vivo e la sua presenza, la sua Parola, il dono dello Spirito Santo non sono verità da affermare solo con un assenso intellettuale o verbale, ma sono modalità con cui siamo chiamati per nome. Dobbiamo così riconoscere che la vita è vocazione, una vocazione da non intendersi come il dovere di
conformarsi a un modello prefabbricato, nel quale il Signore ci ingabbia. Piuttosto la vocazione si deve intendere come il dono della vita che è
chiamata a vivere la relazione con Dio come Padre, per essere figli di Dio, nell’esercizio della propria libertà. Ritengo che solo la relazione
personale con Gesù, vissuta dentro la comunità cristiana, renda possibile interpretare l’identità, la vita, la responsabilità, responsabilità, la presenza nel mondo come la condizione per portare a compimento la propria vocazione.
[…]
Incoraggio tutti a non rinunciare alla responsabilità della testimonianza, della proposta, dell’accompagnamento educativo sui temi che
riguardano l’educazione affettiva, la preparazione al matrimonio religioso, l’accoglienza della vita, il lavoro, la pace, il tempo della terza età.»
Il testo della lettera è disponibile anche nelle nostre chiese.