1 – Introduzione
Carissimi sacerdoti e fedeli, fratelli e sorelle nel Signore, ringrazio Dio perché mi dà, in questi in giorni in cui vi sto scrivendo, qualche momento di quiete contemplativa. Posso dedicare lunghe ore alla preghiera, alla riflessione, alla meditazione. Rivedo gli avvenimenti, gli incontri, le persone che sono entrate nella mia vita in questi ultimi mesi e li offro nella preghiera al Signore. Ripenso al cumulo di impegni attraverso i quali sono passato nel pur breve cammino di conoscenza della diocesi e cerco di ordinarli nella mia mente. Mi sforzo di cogliere il significato delle diverse esperienze, di valutarle alla luce del Vangelo a imitazione di Maria che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).
Nel fare ciò mi accorgo di stare vivendo, per dono di Dio, quella che si potrebbe chiamare la “dimensione contemplativa” dell’esistenza: cioè quel momento di distacco dall’incalzare delle cose, di riflessione, di valutazione alla luce della fede, che è tanto necessario per non essere travolti dal vortice degli impegni quotidiani.
E’ proprio su questo prezioso “tempo dello spirito” che vorrei parlare un poco più a lungo con voi. Tra le tante cose che ho potuto osservare e ammirare in questi mesi, accanto alle splendide iniziative che fioriscono ovunque nella diocesi per l’opera infaticabile dei battezzati, sacerdoti e laici, mi è sembrato fosse utile richiamare l’importanza di questi spazi di riflessione contemplativa, non per diminuire l’impegno, ma per renderlo più cosciente e attento. Il costruttore della parabola evangelica (Lc 14,28), che prima di iniziare la torre si siede e fa i suoi conti, non perde tempo, ma ne guadagna. Il lavoro procederà più spedito e lieto.
Questo discorso sulla dimensione contemplativa della vita si dirige a ogni uomo e donna che intenda condurre un’esistenza ordinata e sottrarsi a quella frattura fra lavoro e persona che minaccia oggi un poco tutti.
Vorrei che queste parole fossero un messaggio per tutti gli uomini di buona volontà di Milano e dell’intera diocesi, spesso appesantiti dall’accumulo delle fatiche quotidiane e dalla molteplicità delle preoccupazioni.
Ma vorrei anche ricordare che l’ansia della vita non è la legge suprema, non è una condanna inevitabile. Essa è vinta da un senso più profondo dell’essere dell’uomo, da un ritorno alle radici dell’esistenza.
Intendo trattare prima di tutto della “preghiera silenziosa”, cioè di tutti quegli aspetti del rapporto dell’uomo con Dio in cui è sottolineata la dimensione contemplativa dell’esistenza: silenzio, ascolto della Parola, adorazione, riflessione, meditazione,….Questo atteggiamento interiore non isola la persona dalla realtà della Chiesa e del mondo, ma aiuta a immergervela seriamente e responsabilmente. Intendo mostrare come questo tipo di preghiera si può chiamare “eucaristica”, perché ha come centro e punto di riferimento il mistero del Corpo del Signore, cioè l’Eucaristia.