4 – Quando la sapienza rende responsabili: “Pasci le mie pecore”
Vi è un dialogo sconvolgente tra Gesù e Pietro. Per tre volte, Gesù gli chiede: “Mi ami?”. E per tre volte, gli dice di prendersi cura dei suoi amici. Di Pietro il folle, ne ha fatto un pastore! Ancora una volta lui usciva dalle nostre logiche, mettendo tutto a soqquadro … o forse tutto al posto giusto?
Pietro era stato uno dei primi chiamati. Molto presto aveva riconosciuto Gesù come l’inviato di Dio. Nel vangelo si trova addirittura in cima alla lista dei chiamati. Riceveva le confidenze del Signore, come favorito da un trattamento speciale. Ma qualche tempo dopo, cambiato il vento, il soldatino si era ribellato. […] Perché Gesù si è fidato di lui? C’è un po’ di follia nella scelta fatta da Cristo. La cosa migliore che Pietro avrebbe potuto fare sarebbe stato ritirarsi, riconoscere i suoi torti e tenere la testa bassa. Non si saprà mai bene ciò che è avvenuto in lui al momento della passione. Quando ha risposto alla serva nel cortile del pretorio: “Non conosco quest’uomo” (Mt 26,70-74). Mi piace pensare che quel mattino, sulla spiaggia, Pietro si sia forse sentito avvilito. Gli avvenimenti dei giorni della passione gli avevano fatto perdere la stima di sé. Gesù gliel’ha resa! Contro ogni attesa umana, Gesù gli ha ridato fiducia: la sua fede nel potenziale dell’uomo mi stupirà sempre. Va sempre a cercare le persone a partire dalla vita: lui perdona. Quando l’essere umano non crede più in sé stesso, lo Spirito prende il sopravvento per fargli sperimentare la bellezza della misericordia. E allora ecco la gioia!
Nello sguardo e nella parola di Gesù, Pietro ha riscoperto di essere qualcuno. Il dialogo che hanno avuto è sorprendente. Gesù non ha chiesto a Pietro cosa aveva fatto o non fatto. Gli ha chiesto del suo amore. A lui importa una sola domanda: quella sull’amore. […]
Bisogna ammettere che nella chiesa è molto raro farsi domande sull’amore.
Per tre volte Gesù gli fa la stessa domanda, come se non ce ne fossero altre più importanti.
“Signore, tu sai che io ti amo, tu sai tutto”, una risposta decentrata da sé.
E’ lo Spirito di sapienza a infondere questa risposta. Siamo molto poveri in amore: “Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rm 7,19).
La sapienza ci fa vedere la vita come la vede il Signore, in una luce di verità; quando siamo nella situazione di Pietro, ripiegati su noi stessi, preoccupati di essere amati, di essere accolti piuttosto che essere delle sorgenti, lo Spirito si interroga: “Che ne hai fatto del tuo primo amore?” (Ap 2,4).
Le tre domande di Gesù a Pietro preannunciano quel mestiere di pastore che intendeva affidargli. Dicendogli, “prenditi cura del mio gregge”, Gesù metteva sulle sue spalle il suo mantello da pastore, lo rendeva responsabile di sé stesso e dell’umanità di ogni tempo.
Quando il Signore ci chiama e ci invia, il suo Spirito di sapienza armonizza la nostra vita alla dimensione del mondo. Scopriamo che non siamo il centro dell’universo. Lo Spirito dilata i nostri orizzonti.
Prenditi cura.
Gesù sembra dire che anche se la questione religiosa resta fondamentale, essa non è una priorità. Prendersi cura degli altri, indossando il mantello da pastore di Gesù, significa aiutarli ad andare lontano nella loro ricerca della gioia. Essa non è mai un dato scontato. Si conquista gettando le reti della vita in altro modo: bisogna imparare ad essere felici.
Prendersi cura del suo popolo imporrà a Pietro di spossessarsi della sua vita, come lo stesso Gesù, senza risparmio del proprio io. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13), gli aveva detto Gesù. Ma egli non poteva ancora capire. Poiché Gesù lo fa pastore, non potrà più conservare gelosamente nulla di quanto ha ricevuto.
Prendersi cura del popolo di Dio significherà anche spalancare le porte. Il suo cuore si è aperto a tutti, compresi quelli che erano rifiutati dai religiosi della sua epoca e dai benpensanti …
La sapienza non ci chiede di ripetere le lezioni imparate e di rifare quanto è stato sempre fatto. Non ci chiede di dare a chi incontriamo delle risposte confezionate, tratte dal catechismo.
Lo Spirito ci rivela che nessuno è troppo povero per poter dare e che nessuno è troppo ricco per rifiutare quanto gli viene offerto. Ci apre un passaggio.