3 – Maria e la notte della fede del nostro tempo
O Maria,
che sei passata nella prova della fede,
di chi non vede l’avverarsi
delle promesse di dio,
ma piuttosto hai visto catastrofe
nella morte del tuo Figlio,
aiutaci, ti preghiamo,
a vivere la prova della fede del nostro tempo
con la speranza incrollabile da te vissuta
contemplando il mistero
della gloria di Gesù.
E’ stato più volte proposto, da filosofi e teologi, di interpretare la notte di speranza in cui siamo immersi come “kairòs positivo”, come occasione propizia, provvidenziale per la manifestazione del vero volto di Dio. La notte di speranza permetterebbe di spazzare via gli idoli e ogni falsa immagine di Dio.
Di qui l’invito a leggere il nostro tempo quale notte purificatoria dello spirito, nel senso datogli da Giovanni della Croce.
[…] Tuttavia, se ci si sforza di penetrare più a fondo, si coglie, a mio giudizio, che l’interpretazione della notte del nostro tempo come notte dello spirito nel senso inteso da Giovanni della Croce, cioè di purificazione, rischia l’equivoco. E’ solo per qualche denominazione estrinseca che si può pensare a un’analogia fra la notte di Giovanni della croce e l’attuale notte della fede.
In realtà, quella del nostro tempo non è una prova di fede – la prova di chi ha la fede -, bensì è una condizione di non fede, di vuoto della fede, di carenza di fede. Non dunque un momento di purificazione progressiva propria di chi sale verso il monte Carmelo, ma un momento di decadenza progressiva di chi scende verso gli inferi dell’assenza di Dio.
Anzi, forse più banalmente, quella del nostro tempo non è neppure una condizione atea – sono pochi oggi gli atei dichiarati -, ma una condizione di confusione a riguardo della fede, di indifferenza, di tiepidezza, di frigidità della fede. La notte dello spirito di Giovanni della Croce è invece una condizione di fuoco, di fuoco che arde, brucia, consuma, purifica, anche se non si vede e quindi è notte…[…] la compassione, la partecipazione di chi crede alla sofferenza di chi non crede o fa fatica a credere o crede male e in maniera confusa.
[..] Come leggere tutto ciò nella vita di Maria? Che rapporto ha con la notte della fede di cui stiamo parlando?
L’icona di Maria nella sofferenza e nella prova è la chiave di lettura per comprenderne la vita. Teresa di Lisieux, nei suoi scritti, ricorda tutte le vicende che hanno segnato l’esistenza di Maria, specialmente alla luce della profezia di Simeone:
Regina dei martiri, è la spada che trapasserà il tuo cuore fin che avrai vita.
Termino con un episodio concernente un’altra grande testimone della fede, che si è ispirata a Teresa di Gesù bambino: Edith Stein, morta nel campo di concentramento di Auschwitz, beatificata da Giovanni Paolo II, e che da carmelitana ha voluto portare il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Teresa, in riferimento a Teresa d’Avila, la cui biografia diede una spinta decisiva alla conversione di Edith, Benedetta della Croce, in riferimento a ciò che sto per raccontare.
La Stein, di famiglia ebraica molto religiosa, fin da quando aveva tredici anni era atea e poi, dedicandosi con passione alla filosofia, aveva imparato a sostenere con argomenti la sua non credenza. Passarono gli anni e, verso la fine del 1916, il giovane filosofo Adolf Reinach cadde in guerra. La moglie Anna, amicissima insieme ad Adolf di Edith, le chiese di riordinare le opere del marito. Edith accettò con slancio il lavoro, ma con un certo imbarazzo, pensando che non sarebbe stata capace di arrecare conforto alla vedova. Diceva a se stessa: “Come potrò aiutarle, se la trovo nel pianto per l’evento tragico che l’ha colpita?”.
In realtà la Reinach (che con Adolf era passata dall’ebraismo alla Chiesa evangelica, diventando una fervente cristiana) leggeva la morte del marito come partecipazione alla Croce santa di Cristo e sapeva che un giorno l’avrebbe raggiunto per sempre. Il suo volto segnato dal dolore appariva trasfigurato da una luce misteriosa e Edith non lo cancellò mai dalla sua vita. Scriverà:
Fu il mio primo incontro con la Croce, la mia prima esperienza della forza divina che emana dalla Croce e si comunica a quelli che l’abbracciano. Per la prima volta mi fu dato di contemplare in tutta la sua luminosa realtà la Chiesa nata dalla passione salvifica di Cristo, nella sua vittoria sul pungolo della morte. Fu quello il momento in cui la mi incredulità crollò, impallidì l’ebraismo e Cristo si levò raggiante davanti al mio sguardo: Cristo, nel mistero della sua Croce!
La figura di Maria Madre dei dolori e della prova, ci ottengano di entrare nella via della purificazione, per aiutare tanti fratelli del nostro tempo afflitti dalla prova della fede e della speranza.