C.M. Martini – Il Vangelo di Maria
Introduzione
Ho accolto con gioia, sia pure con trepidazione, l’invito a presentare questo testo del cardinale Carlo Maria Martini, che raccoglie pagine già presenti in altre pubblicazioni, ma rivisitate secondo una prospettiva mariologica.
Rilette a distanza di tempo, rinnovano lo stupore, rinverdiscono il desiderio di essere presi per mano da Maria: per percorrere, con lei e come lei, il nostro pellegrinare, sempre segnato dal mistero dell’amore di Dio, nelle ore di gioia e nelle ore difficili, oscure, della notte.
Le parole di Maria, il suo “non comprendere”, che le fa tuttavia pronunciare il suo “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38), risuonano nel cuore con soavità forte, ridanno energia e vitalità dinanzi alle obiezioni e agli inevitabili turbamenti che il mistero può suscitare.
Il Cardinal Martini ci aiuta così a ripercorrere l’itinerario della Vergine Maria, facendola sentire vicina, sorella e madre.
da “Il Vangelo di Maria”
Ogni settimana viene aggiunta qui una nuova selezione dal libro.
Le sue riflessioni muovono sempre la Parola, assaporata in profondità: e ci fanno guardare a Maria come a Colei in cui si è attuata la sintesi tra parola di Dio ed esperienza umana, quasi a sottolineare che la Parola, che si genera in Maria, nella sua concretezza umana, è la medesima Parola che indica anche a noi la direzione del cuore.
A questa direzione il Cardinal Martini dà il nome di “opzione fondamentale”: da intendere in senso dinamico, come “tensione viva di amore verso il gusto di Dio Padre, verso ciò che a Lui piace, disposizione che informa tutta la vita”; cioè che assume connotati e dimensioni diverse nelle varie età della vita, nelle scansioni dei tempi e delle circostanze che segnano la parabola dell’esistenza, fino al suo compimento, quando “il Signore sta sciogliendo i nostri legami, secondo la sua Parola” (Lc 2,29)
Questa opzione fondamentale dice il desiderio, la tensione a realizzare una familiarità con Dio, dentro il quotidiano della storia, delle vicende, dentro uno spazio modesto o all’interno di una metropoli assordante: perché il Figlio di Dio entra in ogni spazio in cui s’incontra l’umanità.
Il percorso di Maria segue quello del Figlio suo: dalla nascita alla croce alla risurrezione. Ed è paradigmatico per noi. Ci insegna a diventare discepoli, a farci progressivamente discepoli e “servi del regno”, come lei, a vivere la missione come servizio del Regno, dentro e per la comunità dei credenti, dentro e per tutta la comunità umana.
Bisogna allora lasciarci condurre da Maria. E ciò dona sicurezza, rende spedito il cammino, abilita a ripetere il “sì”, l’”eccomi” anche dinanzi alle sorprese imprevedibili di Dio, anche dinanzi allo smarrimento e al turbamento.
Maria, trepida per il figlio “smarrito” (lc 2,48), vicinissima a lui e tuttavia in ombra, con il cuore trafitto dal dolore ai piedi della croce, è dunque l’anima, la voce, l’espressione della nostra umanità, di tutti noi: fragili e insicuri, spesso smarriti e turbati. Ed è anche “la voce, l’espressione della vocazione del suo popolo”, entro cui vive la sua esperienza di fede.
“Per questo risponde al Signore come singola persona e come vergine d’Israele, figlia di Sion”: vivendo così “la triplice coscienza della sua relazione personale di dedizione a Dio, dell’espressione corale di un popolo e della responsabilità verso tutto quanto è umano”.
E’ questo il filo che sembra tessere ogni meditazione.
Il cardinal Martini, nel parlarci della Madre di Dio, non si stacca mai dal testo della Scrittura: ci aiuta, ci induce a penetrarne il senso, a verificarne la concretezza, a purificare lo sguardo e l’orecchio perché la Parola sia vista e udita nella pregnanza della sua verità, senza edulcorarla o catturarla, assolutamente mai.
Dentro questo tessuto biblico e teologico il Cardinal Martini può indugiare anche sull’impegno pastorale, offrendo ai “suoi” preti, ma anche a tutti i credenti, illuminate pagine di discernimento sul modo stesso di vivere la relazione con Maria. Senza ambigue enfatizzazioni o acritiche ricerche di locuzioni e apparizioni straordinarie, pur accogliendone l’autenticità, riconosciuta dalla Chiesa.
Proprio queste sue puntualizzazioni, pronunciate presso il Santuario di La Salette, consentono la comprensione profonda del mistero e del “vangelo” di Maria. Anche per l’oggi.
Il significato fondamentale della devozione a Maria, del riferimento a lei, è allora quello di comprenderne e imitarne la fede, nell’essere associata al mistero singolare del Figlio. Una fede trasparente anche nella notte, nell’oscurità, in cui ella “capisce e non capisce il piano di Dio, ma vi aderisce intimamente, senza incrinature”.
La notte che il nostro tempo vive come situazione diffusa ha attraversato anche il cuore di Maria, nella sofferenza e nell’angoscia, fino alla totale espropriazione. Ma mettendo tutta se stessa nelle mani di Dio, mani sicure nelle quali ci si può abbandonare con fiducia.
Diventa allora particolarmente consolante ed efficace, per noi, rivolgerci a lei nell’ora della prova e del dolore: perché si faccia nostra compagna nel cammino e ci apra alla speranza. E continui ad insegnarci che anche il cammino nella notte può avere una grande fecondità spirituale.
Si può così sperimentare, come afferma il Cardinal Martini, “una relazione autentica con la Madonna, considerata quale icona del femminile dedicato a Dio”.
Un’intuizione di sorprendente bellezza. Che non solo mette in rilievo l’anima femminile di Maria, e, in lei, della donna riscattata dalle umilianti dipendenze da un maschilismo non cristiano, ma riabilita e conferma il valore del sentire accanto al rigore del pensare.
Sempre a La Salette l’Arcivescovo diceva ai suoi preti: “Attraverso l’aiuto di Maria scopriamo che in noi c’è l’animus che progetta, esegue con tenacia ed efficacia, che pensa, che intuisce con l’intelletto, ma c’è pure l’anima, che invece intuisce con le ragioni del cuore, che è piena di tenerezza e di affettività nel rapporto con Dio e con i fratelli”.
A questa sintesi, a questa irrinunciabile unità di vita conduce il “vangelo di Maria” che queste pagine dischiudono con la straordinaria suasività che il Cardinal Martini sa sempre donare e di cui gli ridiciamo grazie.
Dora Castenetto