1 – La serva del Signore
Volendo riflettere sul quadro evangelico dell’Annunciazione, il primo sentimento che provo è il desiderio di stare in silenzio.
Ho, infatti, paura di parlare, così come Mosè aveva paura di guardare il roveto ardente. In un primo momento si avvicinò con una qualche curiosità – come scrive un Padre della Chiesa, “curiosius desiderans introire” – e poi si coprì la faccia con la veste per la paura di vedere Dio.
E’ lo stesso sentimento che vivo io adesso perché l’Annunciazione è come un roveto ardente: c’è tutto in questo mistero.
“Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
Queste parole esprimono senza dubbio una coscienza di relazione. Chi si definisce come servo definisce la relazione a un altro.
In un primo momento questo fa problema, in quanto sembra proprio riportarci ad un rapporto servile: la parola esatta in greco infatti è dùle, “schiava”. Se però riflettiamo sul contesto spirituale e biblico da cui essa emerge, comprendiamo che indica qualcosa di molto più tenero e insieme profondo.
Le parole di Maria sono la risposta all’espressione che leggiamo in Isaia: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio”. (Is 42,1). La madonna era certamente nutrita dalla lettura del profeta Isaia e quel versetto risuona in ogni fibra delle sue parole. C’è l’assonanza alla prima: “Eccomi, sono la serva”; e c’è l’assonanza alla seconda, nella parola pronunciata dall’angelo: “Hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30)
Maria si definisce in relazione a Dio perché lui ha deciso di mettersi con lei in una relazione di scelta, di compiacenza, di sostegno.
Un’altra bellissima assonanza: “Ho posto il mio spirito su di lui” (Is 41,1b); e l’angelo a Maria: “Lo Spirito di santità verrà su di te” (Lc 1,35)
La sua coscienza è quella del misterioso servitore, amato da Dio, prescelto da lui per riempirlo del suo Spirito.
Questa coscienza non è soltanto individuale ma di popolo; Maria parla a nome del suo popolo di cui lei esprime il meglio. Maria vive la sua coscienza in unità con quella del popolo che si sente amato, che si sa scelto, che esperimenta su di sé il sostegno di Dio…..”Poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore….Non temere, perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome….Tu sei prezioso ai miei occhi” (Is 43,3.1.4)
Nell’animo di Maria c’è una dedizione a Dio che è sua e che è di tutto il popolo d’Israele: Maria è l’anima, la voce, l’espressione della vocazione del suo popolo. Per questo risponde al Signore come singola persona e come vergine d’Israele, figlia di Sion. Maria vive sull’onda della rivelazione biblica che viene attualizzata in lei dalle parole dell’angelo. Vive la triplice coscienza della sua relazione personale di dedizione a Dio, dell’espressione corale di un popolo e della responsabilità verso tutto quanto è umano.
[…] Le parole di Maria: “avvenga di me quello che hai detto” si traducono anche: “secondo la tua parola”. La medesima espressione ricorre, sempre nel Vangelo di Luca, nell’episodio della presentazione di Gesù al tempio là dove Simeone dice: “Ora lascia andare il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, nella pace” (Lc 2,29). Simeone dice che il Signore gli ha fatto toccare il culmine della pienezza e, infatti, la contemplazione che lui fa del Bambino, della gloria di questo Figlio per tutte le nazioni, per tutte le genti, è già un’anticipazione della pienezza della comunità cristiana dopo la risurrezione.
Simeone anticipa, per così dire, la pienezza che Maria porta per il suo “fiat” nella maternità divina. E dice: la tua parola, Signore, mi ha riempito e ormai sono con te per sempre; non c’è più per me né morte né vita, tutto il passato è stato preparazione a questo momento.
La morte è la pienezza della vita, sono quei “dolori del parto” in cui si sta per manifestare la vita piena e in cui il nostro “sì” raggiunge, in consonanza con il “sì” di Maria sotto la Croce, il “sì” di Gesù al Padre: “Ora, Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46).
Ogni giorno noi moriamo, in qualche modo, alle cose, alla vanità, alla mondanità, ai desideri carnali, alla sensualità. Se viviamo il sacrificio spirituale secondo l’invito di paolo: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo” (Rm 12,2), ogni giorno moriamo e, di pari passo, cresciamo nella pienezza della vera vita.
Ci sia dunque vicina Maria in questo cammino, che ha nella morte il suo momento culminante!